In quelle piazzette
delle città dove si contendeva una lotta tra i ragazzi con un pallone che
vogliono giocare e gli adulti che si lamentano, pare che ci sia stata una
tregua. I bambini non giocano più e in cambio gli adulti li accompagnano con i
loro SUV ovunque loro desiderino. Il risultato è scontato, meno attività
fisica. In una società dove i pagliacci regalano panini, il fatto che l’obesità
infantile stia dilagando come non mai non è una cosa che stupisce più di tanto.
Una soluzione ci sarebbe. Prendere i bambini e farli correre. Ma questa è una
cosa da grandi che funziona ma a quanto pare i piccini si annoiano un po’ a
fare cose che ripetitive. Preferiscono giocare e ogni gioco che si rispetti ha
due fasi, una attiva e una di riposo.
Un giorno Ana Araujo,
dell’università di SanPaolo, si è resa conto che anche da quelle parti lo scenario
era molto simile. Come porre rimedio allora? Semplice, cercando di proporre un
programma di allenamento che fosse il più stimolante possibile. Nel suo studio,
durato dodici settimane, un gruppo di bambini obesi (10 anni), faceva una corsa
di 30 minuti ad un’intensità dell’ 80% della massima frequenza cardiaca, due
volte a settimana e ogni tre settimane la durata aumentava di 10 minuti fino ad
arrivare a 60 minuti precisi. Un altro gruppo invece correva per 3 volte alla
massima velocità possibile per 60 secondi, tra una ripetizione e l’altra
andavano al 50% della velocità massima per 3 minuti. Anche in questo caso, ogni
tre settimane si aggiungeva una ripetizione e alla fine se ne contavano un
totale di 6.

LB
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